Ridere fa bene, combatti la ‘playfobia’

‘Playfobia’.

Ho letto questa parola qualche tempo fa in un blog e mi ha colpito come un pugno.

Coincidenza, riflettevo proprio in quei giorni sull’aver letto nei social molte madri che per le vacanze di Natale erano riuscite a spedire i figli dai nonni, o a impegnarli  in attività che li tenessero comunque fuori casa molte ore al giorno.

Io stessa mi trovavo in bilico tra il forte desiderio di stare con loro e l’apena di vedere oltraggiati tutti i miei spazi personali e sacrosanti momenti di solitudine.

Palyfobia è la paura del gioco. Perché diciamocelo, quante volte noi mamme abbiamo stretto i denti e giocato a qualcosa, quando avremmo voluto fare tutt’altro?

Abbiamo finto entusiasmo.

Abbiamo finto di ridere.

Guardando di sottecchi l’orologio…

Ma cosa c’è di così difficile nel giocare?

A prescindere dall’attività specifica che può entusiasmarci di più o di meno (ad esempio, amo il Didò e il disegno, ma mi annoio a morte a giocare al ‘ristorante’, uno dei giochi favoriti del ninja ovviamente), penso di parlare a nome di molte di noi se dico che il blocco maggiore viene dalla nostra mente.

Lì, sulla destra, c’è il fardello di tutte le cose che dovremmo fare (preparare la cena, prendere i panni dalla lavatrice, sistemare quella pila di vestiti sulla sedia, aggiustare lo smalto sbeccato, leggere almeno due pagine di quel libro che non riusciamo mai a portare avanti and so on.). Sulla sinistra invece, i pensieri della giornata che faticano a mollarci, come quel disguido sul lavoro o quella cosa che ci siamo dimenticate di comprare in farmacia. Al centro sta la stanchezza, che ci sussurra che avremmo diritto a un po’ di meritato riposto, magari al gesto erotico e trasgressivo di appoggiarci sul divano in santa pace per 10 minuti.

Ecco che allora diventa davvero difficile stare lì con la testa, in quel gioco banale, in quel momento come tanti.

Ma se lasciamo spazio a questa playfobia, non solo perderemo la preziosa occasione di entrare nell’universo dei nostri figli, in un momento di vera sintonia, ma ci precluderemo la preziosa e – ahimè – non così frequente possibilità di vivere un attimo di totale leggerezza.

La notizia è che possiamo ridere. Possiamo e dobbiamo! Perchè ridere fa bene. E non lo dico io eh, lo dice la scienza.

Magari all’inizio sarà una risatina forzata… Ma proviamo a calarci davvero nella parte di questo benedetto gioco.

Corriamo come delle pazze per fare ‘tana’ a nascondino, lanciamo quella macchinina come se dovesse arrivare sulla luna, concentriamoci a lanciare la palla per far cadere i birilli e fingiamo di mangiare quella benedetta zuppa di pollo, uva e cetriolo come se fosse la cosa più buona che abbiamo mai assaggiato.

Ridiamo con i nostri bambini, facciamolo per loro, ma facciamolo anche per noi. Che di risate ne abbiamo bisogno come l’aria, ma spesso ce ne dimentichiamo.

giocare con i bambini
Playfobia. Ridere fa bene
[Soundtrack di questo post è 'We are Golden' di Mika]

Invecchiare? Chi? Io?

Ve lo confesso, ho smesso solo negli ultimi mesi di confrontarmi con le ventenni.

Ebbene sì, una mattina ho avuto la tragica illuminazione mentre mi vestivo: ‘Ehi tu, ma lo sai che sei più vicina ai 40 che ai 20?’

‘Cosa?’ mi sono risposta ‘Impossibile! Non vedi che non ho nemmeno un capello bianco?’

Ma poi ci ho pensato e cavolo, il mio cervello mi aveva suggerito giusto! Cioè, io quando penso a una ventenne penso a me qualche anno fa. E invece non è più poi solo ‘qualche’.

‘Vuoi quindi dire che sono ufficialmente una persona adulta?’

‘Eh fai un po’ tu…’

‘Tazzo.’

Questo, su per giù, il mio dialogo interiore. E se da un lato è stata un’illuminazione, dall’altro una fonte di grandissima ansia. Cioè, se dentro di me contino a sentirmi nel club dei ventenni nonostante il mal di schiena cronico e quelle vaghe zampe di gallina, non sarà che arriverà il giorno in cui di anni ne avrò – che so- 60, e mi continuerò sotto sotto a sentire una ragazza?

Forse è questo l’aspetto davvero terribile dell’invecchiare, che fuori cambi, ma dentro non è che tu ti senta realmente più adulto, solo più responsabilizzato.

Questo ovviamente non significa che non abbia appreso diversi e fondamentali insegnamenti dalla vita fino ad ora, però di fondo, se mi fornisci un bicchiere di Spritz a stomaco vuoto, un tappeto elastico e un sacco di coriandoli, posso in un attimo trasformarmi in Masha (o per quelle senza prole, in Pollon).

Chiudo qui quest’amara riflessione, che se non altro mi spinge a coltivare la leggerezza, a ricordarmi di ridere per davvero, e vaffa alle ventenni.

E a proposito di invecchiare (per dire) vi lascio qualche foto della festa di compleanno che ho organizzato per il ninja qualche settimana fa (lui è del 16 agosto, quindi per forza party a settembre!). Il tema scelto lo rispecchia di certo… Logorroico, iperattivo, autonomo, con una certa tendenza a disobbedire, ma sotto sotto un tenerone, che non vuol vedere gli altri stare male e sa stupirti in mille modi.

Ringrazio anche quest’anno le mitiche mani di The Papers Dreams che hanno creato tutto il fantastico kit di Alvinn and the Chipmunks (festone, finte torte, personaggi e coccarde da attaccare su torte e palloncini), che Matteo ha ovviamente ADORATO! Se dovete preparare un allestimento di qualche tipo, ve le consiglio moltissimo perché sono brave, creative e mooolto pazienti 😉

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