Honeymoon – parte 3

Per non farci mancare nulla abbiamo deciso che ci voleva anche un po’ di deserto, o meglio, semi-deserto perchè un po’ di vegetazione c’è. Così abbiamo volato verso Ayers Rock o per dirla all’aborigena, Uluru.

Uluru è una montagna che si erge nel deserto e che incanta col suo colore ocra che assume tantissime sfumature diverse a seconda del momento del giorno. Per gli aborigeni è un luogo altamente sacro e da anni si battono per evitare che i turisti salgano sulla cima; quando ho saputo questa cosa un po’ mi è dispiaciuto perchè in teoria avrei voluto ‘scalare la montagna’ (ma mai avrei deliberatamente offeso il credo aborigeno), poi dopo aver visto il percorso posso dire che non solo è da ignoranti salire, ma anche da incoscienti perchè è ripidissimo, la terra è liscia e tira un vento molto forte… Da pazzi insomma.

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Dopo aver circumnavigato metà di Ayers Rock siamo andati in un punto dal quale godere il tramonto insieme a tanti altri gruppi, diversi aperitivi improvvisati e molti bicchieri di ottimo vino australiano ^_^ Uno spettacolo incredibile, romantico e unico.

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Il giorno successivo sulla nostra 4×4, insieme ad un gruppetto di persone di diverse nazionalità e alla guida, ci siamo recati ai bellissimi Monti Olgas dove ci siamo addentrati per una passeggiata di 3 ore. La sera abbiamo dormito in campeggio e qui apro una parentesi: mai fatto campeggio in vita mia e, a dire il vero, mai sentito il bisogno di farlo, ma siccome il maritino ci teneva e ho pensato che non mi sarebbe più capitato di avere la chance di dormire sotto le stelle del deserto, ho accettato quella che per me è stata una piccola sfida… Il bagno in comune @_@ Vabbè per chi è abituato a dormire in tenda sembrerò esagerata, ma io non amo l’idea di condividere il bagno con estranei, anche se devo dire che in entrambi i posti dove siamo stati l’igiene era davvero buona.

Chiusa la parentesi, dicevo che siamo andati al campeggio dove abbiamo cenato tutti insieme e acceso un bel fuoco sul quale abbiamo arrostito i marshmallows (un sogno che si avverava!) e chiacchierato un po’. La mattina sveglia alle 4.30 con un freddo veramente polare tanto che vestirmi è stata un’ardua impresa… Della serie non-voglio-uscire-dal-sacco-a-pelo-ti-prego! Ma ne è valsa decisamente la pena per vedere l’alba con Uluru in lontananza e più vicino i Monti Olgas. Non conosco abbastanza tonalità di colore per descrivere tutti i cambiamenti di luce che si riflettevano sulle montagne.

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Infine, passeggiata di 6 ore nel Kings Canyon. Ci siamo addentrati all’interno delle gole del canyon ammirando tutti i dettagli particolarissimi della roccia di cui è formato. Nel cuore è nascosto un piccolo lago formato dall’acqua piovana che ha dato vita un fazzoletto di vegetazione simile al giardino dell’Eden

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(sorvoliamo sul look grazie!)

Per arrivare all’aeroporto di Alice Springs abbiamo percorso quasi 5 ore di strada rigorosamente non asfaltata e piena di buche, un viaggio della speranza 😛 Ad ogni modo esperienza positivissima e alla fine anche campeggiare ne è valsa la pena.

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 Ultima tappa australiana, la stupenderrrrrrima Sydney, una città non troppo grande, non troppo piccola, non troppo piena di grattacieli ma col numero giusto che ti fa assaporare quel senso di America, con tanto verde, col mare, con panorami incantevoli e tanta vitalità.

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Purtroppo non avevamo molto tempo per visitarla e abbiamo tralasciato tanti posti che sicuramente avrebbero meritato. Anche se in linea di massima non sono una grande amante degli zoo, dovete sapere che quello di Sydney è veramente speciale e non solo perchè è uno dei più grandi esistenti, ma soprattutto perchè mira alla conservazione di specie che vanno estinguendosi e alla loro reintroduzione nel territorio. Ad esempio i diavoli della Tasmania sono in grave pericolo perchè sono rimasti in pochi e quei pochi sono affetti da un terribile tumore che si passano l’uno con l’altro mordendosi il visto. Lì abbiamo visto un diavoletto e non somiglia affatto a quello dei cartoni animati 😉 Insomma il Taronga zoo mi ha fatto un’ottima impressione sotto tanti punti di vista, ed è bello fare un tratto breve di traghetto per raggiungerlo e godere così di una delle viste più spettacolari della città.

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Il molo di Sydney è pieno di vita e c’è un delizioso mercatino nella zona e tanti localini. L’Opera House mi ha tolto il fiato, mi sembrava di stare dentro ad una cartolina! Un’altra tappa da non perdere per gli amanti del pesce è appunto quella del mercato del pesce: pranzerete circondati da confusione, pescivendoli e pesce fresco.

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Un grazie di cuore va ad una ragazza di nome Anna Maria che ‘conosco’ tramite Instagram  che, quando ha saputo che saremmo andati a Sydney, mi ha suggerito di raggiungere il locale di suo cognato per una cena o un drink. Abbiamo optato per andare al The Commons (thecommons.com.au) a cenare e siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall’atmosfera accogliente e caratteristica. Luca, il cognato di Anna Maria, è un ragazzo estremamente gentile e ci ha guidato nella scelta dei piatti: ingredienti freschissimi a km zero, cucinati con un tocco australiano mescolato con la cucina italiana per un risultato ottimo. Alla fine Luca ci ha anche offerto i dolci ed è stato un gesto veramente carino per cui, ancora una volta, grazie @annina85! 

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Amici, ci rivediamo a Bora Bora per le ultime due tappe del nostro viaggio, buona settimana!

Honeymoon – parte seconda

Come seconda tappa australiana abbiamo fatto base nella cittadina di Darwin (niente di speciale) dalla quale siamo partiti per un’escursione di due giorni al Kakadu National Park, un’enorme e antichissima riserva. A parte i 40 gradi e il tasso di umidità molto elevato, il parco è davvero bello e merita senz’altro una visita. Sulle rocce rosse tanti graffiti estremamente antichi dei primi abitanti della zona: gli aborigeni. Questi disegni racchiudono storie di una cultura millenaria e raffigurano le attività di caccia e di pesca, oltre che le leggende e le storie che servivano a comunicare ai bambini o ai nuovi abitanti quali erano i pericoli e le caratteristiche del territorio.

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Abbiamo navigato sul fiume circondati dai coccodrilli e tanti altri animali.

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Dopo due giorni passati nel parco, ci siamo diretti (sempre muovendoci con gli aerei) a Cairns, una cittadina sul mare davvero carina e piena di ristorantini sul molo. Il primo giorno ci siamo imbarcati su un catamarano e in un paio d’ore siamo arrivati su un’isoletta quasi completamente priva di vegetazione, abitata esclusivamente da tantissimi uccelli (un po’ inquietante a dire il vero, e non propriamente profumato!). Il motivo per cui siamo approdati lì è che a quell’altezza si estende la bellissima barriera corallina e infatti abbiamo fatto snorkeling vedendo un fondale meraviglioso.

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Il secondo giorno ci siamo diretti a Cape Tribulation, passando lungo la costa con le spiagge del Queensland: immaginate bellissime spiagge col mare che si perde all’orizzonte ma quasi completamente deserte; purtroppo il bagno è vivamente sconsigliato perchè non ci sono nè reti nè bagnini, e tra meduse e squali non c’è da stare sereni 😛

Cape tribulation si raggiunge attraversando un fiume sul quale le macchine vengono poste su una zattera. E’ un posto magico ma a dire il vero non ce lo siamo goduti granché, infatti vi consiglio di andarci in auto e sostare una notte per prendevi tutto il tempo per scoprire tutti i suoi angoli nascosti.

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Domani è venerdì, buon weekend a tutti!