Inserimento, pappa, sonno… Parliamone

Ciao a tutte, e soprattutto ciao alle mamme visto che questa rubrica riguarda soprattutto voi, anzi, noi.

Sono super felice di partire con questa collaborazione che mi entusiasma tantissimo visto che riguarda temi che mi stanno a cuore e nasce da un’idea mia e di Stefania, titolare del Kimba Community Center.

14333556_666326233515805_533597403035105317_n

Kimba Community Center  è fisicamente composto da un nido e dalla ludoteca 0-3, ma è molto di più in realtà perchè comprende tantissimi laboratori sia per bimbi che per genitori e bimbi insieme, ed è il risultato dell’unione di molteplici professionisti che ruotano attorno al mondo dell’infanzia. Inoltre da quest’anno si è arricchito anche della Grotta del Sale riempita con sale rosa dell’himalaya, nella quale possono accedere sia i soli adulti (anche childfree) sia adulti e bambini insieme, e che ha un effetto benefico sui bronchi funzionando da aerosol passivo e molto concentrato (ma ve ne parlerò meglio in futuro).

14354906_665125383635890_2535650547049670086_n

In 10 post tratteremo diversi argomenti che ruotano attorno al mondo dell’infanzia , tanto per dirvene alcuni parleremo di spannolinamento, di giochi, di sonno e tanto altro. Vi chiedo a tal proposito di scrivermi nei commenti se c’è un qualche tema di cui vorreste leggere, considerando che qualche volta partiremo dal punto di vista dei grandi (genitori ma anche educatori e psicologi) mentre altre volte da quello dei piccoli.

Partiamo allora col primo argomento che credo sia d’obbligo in questo periodo, l’inserimento. Ma siccome sento tante mamme che raccontano le loro esperienze, ho pensato che sarebbe stato interessante cercare di viverla dal punto di vista del bambino: cosa pensa quando si trova nella nuova situazione? Come vive il temporaneo abbandono della figura di riferimento? A queste domande ha risposto Marida, una bravissima psicologa dell’età evolutiva (vi lascio in fondo i suoi riferimenti in caso di bisogno).

Che ne sarà di me??’ – L’inserimento al nido visto attraverso gli occhi del bambino.

 “Non sono i miei giochi questi, non ho Fuffi con me… e neanche il mio lettino!” “Mi posso fidare di queste persone ? ” “Dov’è la mamma? Perché non torna? Mi lascerà qui?”.

Questi sono soltanto alcuni dei tanti pensieri che un bambino si trova a poter elaborare in un momento così carico di emozioni come quello dell’inserimento al nido. Questo costituisce un importante quanto faticoso traguardo della crescita del piccolo, il quale si trova improvvisamente a doversi relazionare con persone nuove, in un ambiente sconosciuto…e tutto questo lontano dai propri genitori! Per comprendere il motivo di tale difficoltà è opportuno considerare la “Teoria dell’attaccamento” (Bowlby) secondo la quale l’individuo fin dalla nascita avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento, soprattutto in situazioni di potenziale pericolo. Per il piccolo dell’uomo il primo anno di vita è considerato l’intervallo sensibile, in cui la costruzione del legame rappresenta un obiettivo rilevante per lo sviluppo.  Tale periodo viene diviso in 4 fasi:

–        La prima va dalla nascita fino alle otto-dodici settimane: in questo periodo il bambino non è in grado di discriminare le persone che lo circondano anche se può riuscire a riconoscere, attraverso l’odore e la voce, la propria madre. Superate le dodici settimane il piccolo comincia a dare maggiori risposte agli stimoli sociali. In un secondo momento il bambino, pur mantenendo comportamenti generalmente cordiali con chi lo circonda, metterà in atto modi di fare sempre più selettivi, soprattutto con la figura materna;

–        Fra il sesto ed il settimo mese, il bambino diviene maggiormente discriminante nei confronti della persone con le quali entra in contatto;

–        Dal nono mese l’attaccamento con il ‘caregiver’ si fa stabile e decisamente visibile: il bambino richiama l’attenzione della figura di riferimento, la saluta, la usa come base per esplorare l’ambiente, ricerca in lei protezione in particolare se si trova a cospetto di un estraneo;

–        Il comportamento di attaccamento è stabile e profondo fino a circa tre anni, età in cui il bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente sconosciuto; deve però essere in compagnia di figure di riferimento secondarie, ed avere la certezza che il caregiver faccia presto ritorno.

Generalmente l’inserimento al nido avviene durante le ultime fasi descritte da Bowlby caratterizzate dalla preoccupazione primaria del bambino di sapere in ogni istante dove si trova il suo adulto di riferimento, il suo porto sicuro . Nelle situazioni in cui non vi è una percezione del pericolo il bambino si accontenta di tenere sotto controllo la posizione dell’adulto dedicandosi alle proprie attività di esplorazione. Diversamente, non appena avviene una modificazione (ad esempio ambiente o persone nuove) che aumenta la probabilità del determinarsi di una condizione di pericolo, la situazione cambia radicalmente. Il bambino tenderà a ridurre i comportamenti di esplorazione dell’ambiente circostante e si avvicinerà all’adulto, lo chiamerà, ricercherà contatto fisico per essere consolato, protetto o semplicemente per ricevere segnali e input sulla nuova situazione.

Sento diverse mamme, quando raccontano dell’inserimento al nido del proprio piccolo, raccontare: “È stato molto bravo, ha pianto davvero poco!”. E’ importante non considerare il pianto del bambino un indice della sua “bravura” nell’adattarsi ad un ambiente nuovo: se piange non è un segnale negativo ma, al contrario, il bambino che ha un sano attaccamento alla madre piangerà, cercherà la sua vicinanza e riuscirà a farsi consolare e coccolare al suo ritorno.

img_4314

Per vivere questo cambiamento il più serenamente possibile il bambino ha bisogno di leggere sul volto della madre tranquillità , ha bisogno di sapere che si può fidare delle persone che ha incontrato, che il mondo circostante non è pericoloso, che è libero di conoscere il nuovo senza mai perdere il suo punto di riferimento, ha  bisogno delle certezza che la mamma tornerà a prenderlo se lui ne avrà bisogno. Naturalmente per trasmettere tali messaggi al proprio figlio deve il genitore in primis credere a tutto ciò. È fondamentale che il genitore si fidi e si affidi completamente al personale del nido (il periodo dell’inserimento offre la possibilità di gettare le basi e alimentare la fiducia). Non bisogna avere fretta, ogni bambino ha i suoi tempi e, come si diceva precedentemente, è fondamentale avere ben chiaro in testa che dai tempi di separazione non si misura la ‘bravura’ del bimbo, quanto meno quella del genitore. È importante che le naturali preoccupazioni e timori del piccolo vengano accolti, compresi, validati, rassicurati affinchè il bambino possa trasformali in:

 “In questo posto non ci sono i miei giochi , quando tornerò a casa li troverò. Ora vediamo questi come funzionano…! Mamma vuole che gioco con queste dade, sembra tranquilla e sorridente con loro… forse posso giocarci anche io senza paura! La mamma ha detto che torna dopo aver comprato il latte, me lo ha promesso…so che tornerà da me, anche se già mi manca!”

Fatemi sapere cosa ne pensate. Il ninja non va al nido ma frequenta un baby parking ad ogni modo l’inserimento c’è comunque stato ed è durato un mesetto. Mi sono sempre dimostrata sorridente e tranquilla anche se confesso di essere uscita qualche volta col magone…

In caso vi serva l’aiuto della dottoressa Marida Angotti, Psicologa dell’età evolutiva – Esperta in psicodiagnosi – la sua mail è maridangotti@hotmail.it e il suo cell. è 3287669878
Il nuovo sito web del Kimba Community Center è work in progress ma intanto qui troverete tutte le info: http://www.mondokimba.com

Maternità: una parola, tanti modi

Insieme al rinnovo grafico del blog, ho pensato anche di ripescare alcuni temi sulla maternità, più o meno frivoli, che mi piacerebbe trattare. Vorrei spettegolare nel mondo delle mamme probabilmente perché sono suocera inside.

Oggi vi racconto di 3 di loro che hanno avuto figli in età completamente diverse. Vediamo insieme chi sono e come vivono il loro essere mamme.

– Marika

1) Presentati. Quanti anni hai e a che età sei diventata mamma?

Ciao sono Marika, ho fatto 18 anni a giugno e sono diventata mamma a marzo quando ancora ne avevo 17. La mia vita ha preso il nome di Allyson, una meravigliosa bambina sempre con il sorriso.

2) Raccontaci di tuo figlio. Come si chiama e quanti anni ha?

Ally ha 7 mesi e quando ho scoperto di essere incinta ancora non ci credevo…

3) E’ stato ‘facile’ rimanere incinta? Come è andato il parto?

Non è stato facile,il papà della piccola ci ha lasciate al 4 mese senza un motivo ben preciso però noi siamo state forti abbastanza per andare avanti e continuare il nostro cammino. Mai , e dico mai avrei rinunciato a lei! Ho continuato i miei studi fino all’ottavo mese poi finalmente relax 🙂

Mi si sono rotte le acque il venerdì sera ed ho partorito la domenica a mezzanotte e dieci. Già ho avuto 25 ore di travaglio ,ma con la mia famiglia ed i miei amici vicini è stato tutto più facile. Non è stato così doloroso come dicono, è stato un dolore sopportabile e poi completamente dimenticato dopo l’arrivo della principessa:)

4) Che tipo di mamma sei? Descriviti con 3 aggettivi

Come mamma mi vedo molto dolce, attenta e giocosa.

5) A cosa hai rinunciato? Cosa è cambiato nelle tue giornate?

Dopo la nascita di Allyson ho rinunciato per mia volontà a tutto, discoteca, uscite con gli amici ecc . Ovunque vado io c’è anche lei, non riesco a stare senza! Ho sempre paura possa succederle qualcosa quindi sono sempre insieme a lei:) Amo stare con mia figlia, mi fa ridere , emozionare ed è davvero meravigliosa in tutto ciò che fa.

6) Quali sono le tue preoccupazioni come madre?

Ho sempre paura possa succederle qualcosa quindi sono sempre insieme a lei:)  Amo stare con mia figlia, mi fa ridere , emozionare ed è davvero meravigliosa in tutto ciò che fa.

7) Come descriveresti il vostro rapporto?

Siamo molto unite , spero di avere un rapporto anche da amica con Lei, quando ero incita mi immaginavo io e lei per mano a fare shopping, cinema, mc ecc

8) E il tuo rapporto con le altre mamme?

Con le altre mamme mi ci trovo molto bene, mi piace parlare e confrontarmi con loro..

9) Pensi di fare il bis?

Il fratellino o sorellina arriverà ,magari non adesso che ho la maturità e poi ho bisogno di dedicarmi solo a lei, ma anche fosse sarei molto felice 🙂

IMG_1703

 potete trovare Marika su Instagram come: @marikaconsolati987

– Sara

1) Presentati. Quanti anni hai e a che età sei diventata mamma?

Ciao a tutte, sono Sara e da quasi quattro anni vivo in Svizzera vicino a Zurigo (è ora di cambiare aria!). Prima di trasferirmi qui ho vissuto a Londra per quasi 3 anni e da allora mi sento british nel cuore: sono stati degli anni bellissimi e lì ho conosciuto mio marito Charles che è olandese. La vita in Svizzera è abbastanza noiosa ma con una toddler alle calcagna siamo sempre in ballo. Farei le valigie oggi e tornerei a vivere in Inghilterra ma al momento non è un’opzione; ho un animo gipsy e cambierei Paese ogni anno.

2) Raccontaci di tuo figlio Come si chiama e quanti anni ha?

Ho 32 anni e sono mamma di Catherine (soprannominata appunto la Toddler) da 15 mesi.

3) E’ stato ‘facile’ rimanere incinta? Come è andato il parto?

Rimanere incinta e’ stato relativamente facile anche se, purtroppo, ho avuto un’aborto spontaneo prima di Catherine. Questa esperienza mi ha traumatizzata e non mi ha permesso di godermi la gravidanza come avrei voluto fare; la paura era troppa e io non vedevo l’ora di stringerla tra le braccia. Quando sento altre donne raccontare di questi emozionanti nove mesi un po’ mi rammarico: per me sono stati l’esatto opposto, essere incinta non mi e’ piaciuto piu’ di tanto ed e’ stato un periodo pieno di insicurezze. Il travaglio e’ durato 39 ore ed e’ terminato con un cesareo: Catherine era gia’ cocciuta prima ancora di nascere e non aveva voglia di fare nessuna fatica hahaha!

4) Che tipo di mamma sei? Descriviti con 3 aggettivi.

Sono una mamma ansiosa anzitutto: mi sono sempre vergognata ad ammetterlo ma l’ansia fa parte della mia vita da anni. Ho passato i primi mesi terrorizzata da tutto ed e’ stata davvero dura trovare un equilibrio ma ce l’abbiamo fatta e, se possibile, quest’ansia mi fa apprezzare ancora di piu’ i momenti insieme: non do nulla per scontato. Non sono solo una madre ansiosa ma anche attenta e devota: la mia vita e’ praticamente basata sui bisogni di Catherine e, anche se questo alle volte mi pesa, sono orgogliosa di cio’ che sto facendo per lei (speriamo se ne ricordi eh!!).

5) A cosa hai rinunciato? Cosa è cambiato nelle tue giornate?

La mia situazione è un po’ particolare: mio marito viaggia quasi tutte le settimane ed essendo lontana dalla mia famiglia, devo fare tutto da sola. A parte le ‘sante’ due ore in cui Catherine fa il pisolino, ho rinunciato al tempo per me stessa, al fare le cose con calma… Ah caro e amato ozio! Potrei mandarla al nido uno o due giorni a settimana ma siccome io non lavoro mi sembra di sprecare un po’ il tempo che ho la fortuna di poter passare con lei.

Le mie giornate sono diventate frenetiche: non metto quasi più lo smalto, ho la schiena a pezzi a furia di raccogliere giocattoli e i vestiti che indosso sono perennemente sporchi di cibo misto a bave. La sera sono KO ma sono anche felice e soddisfatta come non mai; essere madre ha dato un senso alla mia vita, uno scopo. Le serate fuori a ballare sono ormai un lontano, seppur bel ricordo: alle 22,30 scatta il coprifuoco e cascasse il mondo sono a letto.

6) Come descriveresti il vostro rapporto?

Il nostro rapporto e’ davvero simbiotico, a parte qualche ora in cui e’ stata sola con mia mamma quando eravamo in Italia, siamo sempre insieme. Io non conosco una realta’ diversa da quella che sto vivendo e non mi pesa, anzi! Quando l’ho lasciata mi ha sempre fatto un’effetto davvero strano, detto cio’ non posso negare che sarei felice di avere piu’ tempo sola ma, allo stesso tempo, non riesco a lasciarla andare. Cerco di non farle mancare nulla e la faccio partecipare ad un sacco di attivita’ per toddler (piscina, musica, gruppi gioco etcetera sempre paura possa succederle qualcosa quindi sono sempre insieme a lei:)  Amo stare con mia figlia, mi fa ridere , emozionare ed è davvero meravigliosa in tutto ciò che fa.

7) E il tuo rapporto con le altre mamme?

Tutte le mamme che frequento sono expat e sono conoscenze abbastanza recenti, ho un buon rapporto con loro anche se, sicuramente, sono una mamma molto piu’ apprensiva ed a volte la gente fatica a capirmi. Spesso noto tra le mamme una sorta di gara a chi e’ “la mamma dell’anno” mentre io sono molto “vivi e lascia vivere” e non pretendo che nessuno comprenda i miei punti di vista, chiedo solo rispetto poi ognuno fa cio’ che vuole. 

8) Pensi di fare il bis?

Vorrei sicuramente un altro figlio/a anche se la cosa mi spaventa a morte: gia’ cosi’ mi sembra di scalare montagne ogni giorno e non oso immaginare con due!! Sicuramente con il secondo cerchero’ una buona baby-sitter onde evitare lo sclero totale e di ridurmi ad un accumulo di occhiaie “pandifere” haha! 

IMG_1709

Potete trovare Sara su ig come: @saraandcatherinestales e sul suo blog.

– Francesca

1) Presentati. Quanti anni hai e a che età sei diventata mamma?

Ciao! Sono Francesca, o Checca per gli amici toscani o France, Francy, Cesca…per il resto del mondo, @checcalippi e #mammadigiulio per la community di Instagram. Sposata con Giacomo dal 2011 e mamma di Giulio, ma prima di lui, di Pillo, il nostro cucciolo peloso. Sono una glottologa classica catapultata dalle polverose biblioteche universitarie al frenetico mondo della logistica. Sono (ero, ahimé…) una sportiva nata: ginnastica artistica 12 anni e pallavolo 25 anni. Amo comprare scarpe, vestiti e borse, passare del buon tempo di qualità con le persone che amo, cucinare, bere buon vino e bollicine, viaggiare e il caldo. Se fosse per me, sarebbe estate 14 mesi l’anno.

Ho 28 anni… Ormai da 11 anni 🙂 Quindi sono diventata mamma a 28 anni

2) Raccontaci di tuo figlio. Come si chiama e quanti anni ha?

Giulio, la mia vita. Ha quasi 17 mesi ed è la gioia pi ù grande che io abbia mai provato. Giulio, secondo la definizione hoggiana, è sempre stato un bimbo angelico o da manuale. Ha sempre dormito, mangiato, fatto tutte le sue cose con calma (non è assolutamente un precoce) e tranquillità. Poi ha scoperto le sue facoltà motorie e da lì…addio tranquillità! È un bimbo vivacissimo, ci vogliono 60 occhi per tenerlo sotto controllo perché se ne inventa sempre una. Non ha paura di niente e cerca continuamente i pericoli. Ha passato fasi di digiuno completo (dalla stazza non si direbbe, lo so!) e il rapporto con il cibo non sempre è facile. Noi lo lasciamo fare: ha sempre mangiato con noi ancor prima di mangiare le stesse nostre cose, gli abbiamo sempre permesso di pasticciare con il cibo (per la gioia di Pillo!) e non lo abbiamo mai forzato a mangiare se non ne aveva voglia. Il sonno è adesso un po’ più difficile: è talmente curioso e ha sempre voglia di giocare che non molla mai e, prima di abbandonarsi al sonno, è sempre una lotta! Non è il classico maschio coccolone…non abbraccia e non bacia…ma chiama mamma un milione di volte al giorno…per la gioia delle mie orecchie!

3) E’ stato ‘facile’ rimanere incinta? Come è andato il parto?

Rimanere incinta è stato difficilissimo. Viste le nostre età avanzate (Giacomo ha 6 anni più di me) abbiamo iniziato a cercare un figlio fin dall’inizio. Abbiamo provato e riprovato per circa 3 anni, con un aborto spontaneo alla quarta settimana nel 2012. Nel 2013, su consiglio di quel sant’uomo del mio ginecologo, abbiamo iniziato una cura di clomifene e monitoraggi annessi. 3 mesi, ma niente. A quel punto abbiamo tirato i remi in barca e abbiamo iniziato a impostare la nostra vita senza figli…ad esempio comprando una Smart, la macchina da single per eccellenza…ecco, una settimana esatta dopo l’acquisto della Smart, ho scoperto (quasi per caso di essere incinta). Credo di aver fatto 10 volte le Beta. Non ci ho creduto finché non ho visto nel monitor quel puntino pulsante. Fin dall’inizio ho saputo che sarebbe stato un maschio. La gravidanza è stata meravigliosa. Sono riuscita a prendere solo 9 kg e mezzo e non ho mai avuto alcun disturbo. Purtroppo Giulio ha deciso di non girarsi e rimanere podalico, quindi è nato con parto cesareo programmato il 5 giugno 2014. Ho sofferto molto all’idea di non aver partorito mio figlio. Quando le altre mamme parlavano dei dolori del parto mi sentivo diversa, in colpa. Poi ho capito che la natura per noi aveva deciso così e che non sono meno mamma di chi il figlio lo ha partorito.

4) Che tipo di mamma sei? Descriviti con 3 aggettivi.

Innamorata, serena, assolutamente non apprensiva (forse incosciente?)

5) A cosa hai rinunciato? Cosa è cambiato nelle tue giornate?

Non ho rinunciato a niente. La maternità a quasi 40 anni è una scelta più che consapevole e radicale. Sai che la tua vita cambierà, ma è la cosa che più desideri al mondo. La mia vista B.G. (before Giulio) è stata così densa e burrascosa che ho fatto talmente tante esperienze da non rimpiangere niente. È cambiato tutto: dalle amicizie, ai ritmi, alla pazienza che sto lentamente imparando ad avere, alle priorità. Il mondo adesso è giuliocentrico ed è la cosa più bella che ci sia.

6) Quali sono le tue preoccupazioni come madre?

Cerco di vivere serena, di vivere l’oggi, senza pensare troppo al domani. Mi preoccupo quando non lo vedo ridere, perché quello è il suo segnale per dirmi “Mamma, sto bene”. A volte mi fisso che sia indietro rispetto a altri bimbi suoi coetanei (non mangia ancora da solo, le parole si contano sulle dita di una mano…), poi penso che è un bimbo sereno a cui non manca niente e le mie fisime passano. Non voglio pensare al mondo che lasceremo a nostro figlio. Il mondo fa la sua strada e cambierà 1000 volte, senza che noi, come genitori, possiamo intervenire in alcun modo. Da parte nostra, possiamo solo insegnargli ad affrontare le difficoltà, a non abbassare mai la testa, a sorridere davanti ai problemi e a rimboccarsi le maniche…il resto verrà da sé.

7) Come descriveresti il vostro rapporto?

È un rapporto di amore puro, ma non una simbiosi. Giulio ama già la sua independenza e vuole che la si rispetti. Io lo strappazzerei di coccole e baci e lui si divincola come una biscia. Giochiamo molto insieme. Il tempo che passiamo insieme non è molto (sono fuori per lavoro 9-10 ore al giorno), ma è di estrema qualità. 

7) E il tuo rapporto con le altre mamme?

Mi piace confrontarmi, ma non pendo dalle labbra di nessuno. Accetto consigli, ma, se non li ritengo giusti, faccio di testa mia. Seleziono le mamme con cui avere rapporti. Detesto quelle troppo apprensive o ipocondriache. Detesto le maestrine che hanno sempre la risposta corretta o il consiglio da darti. Detesto quelle che ti dicono “Ermenegildo a 8 mesi camminava, a 6 mangiava con coltello e forchetta, a 11 recitava la Divina Commedia”, quando poi quello stesso Ermenegildo è un bimbo frustrato che prende a morsi sedie e mobilio vario perché non sa contenere l’ansia (e la mamma “eee, su quello ci staimo ancora lavorando…”).

8) Pensi di fare il bis?

Anche subito! Dove si deve firmare? Considerando i tempi biblici per avere Giulio, ci vorrà un bel po’…ma noi non molliamo! 

IMG_1714

Potete trovare Francesca su ig come: @checcalippi

Riflessioni…

3 Mamme molto diverse non solo per l’età ma anche per l’approccio. Si dice che chi ha figli in età più avanzata (francy non mi odiare, sei una fayga da paura con la pancia a tavola da surf) tenda ad essere molto più apprensivo e protettivo ma in questo caso è proprio il contrario: Marika e Sara hanno un legame di tipo simbiotico e hanno rinunciato a molte delle loro vecchie abitudini (seppur con gioia) mentre Francesca è portata più all’indipendenza sia per se stessa che per suo figlio. 

Naturalmente non esiste un modo giusto o sbagliato per essere madre: esistono le contingenze (Sara ad esempio è sola in un altro Paese), il carattere che una ha a prescindere che sia diventata mamma, il desiderio di creare un certo tipo di legame col bambino. Personalmente ho bisogno di ritagliarmi momenti per me e ho sempre cercato di rendere il ninja piuttosto autonomo in proporzione all’età; proprio questo mi è stato detto dalle dade del baby parking, che Matteo è molto autonomo e tende a cercare da solo le strategie per raggiungere il suo obiettivo, che sia calmarsi o arrivare ad un certo gioco. Naturalmente questa tendenza ha anche dei lati negativi, a volte ad esempio vorrei che mi si addormentasse in braccio e invece capisco che l’operazione gli viene più facile se lo appoggio nel suo letto 😛 Non sono mai stata propensa al co-sleeping, non ho mai desiderato prolungare l’allattamento oltre i 5 mesi (che poi ho finito anche prima perché non andava più bene), non ho mai avuto difficoltà a lasciare il bimbo da solo a giocare anche quando era molto più piccolo. Non ho mai criticato nessun modo di fare altrui perché credo fermamente che ognuna abbia il suo stile e venga naturale che l’istinto la porti a tirare su i figli in quel determinato modo. E voi cosa ne pensate? Che tipo di madri vi sentite? Quando c’è un affetto sincero e il rispetto per il bambino come piccola persona, il risultato poterà comunque a un figlio sereno.

* GRAZIE ALLE MAMME CHE HANNO VOLUTO CONDIVIDERE CON NOI LA LORO ESPERIENZA *