le vere influencer partoriscono così

Non so se conosciate i SacconeJolys, trattasi che io sappia della famiglia più nota del mondo di YouTube: immaginatevi una sorta di The Truman Show che ha come protagonisti una coppia, i loro due figli e 6 o 7 maltesi.

Questa famiglia vive attualmente a Londra, città nella quale è recentemente nata la loro ultima pargola, chiamata Alessia (Anna Saccone è mezza italiana quindi i suoi bambini si chiamano Emilia, Eduardo e appunto Alessia). La mia opinione su di loro è incoerente, nel senso che se da un lato li trovo simpatici e ho grande rispetto per il loro lavoro, dall’altro non esporrei mai e poi mai i miei figli a un tale pressing mediatico. In onda tutti i giorni, non sembrano esserci molti momenti vissuti privatamente, nell’intima e ‘banale’ felicità di una famiglia.

Ad ogni modo non sono qui per giudicare le loro scelte, bensì perché dopo aver visto i video (due) dedicati all’ultimo parto di Anna, la mia reazione è stata più o meno questa

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Partiamo dall’inizio: il parto è stato programmato e non chiedetemi il perché, al terzo parto naturale, si decida di programmarlo e indurlo quando tutto va bene (cosa che se non erro è accaduta anche la volta precedente e forse quella prima). I due arrivano in quella che dovrebbe essere una camera di ospedale (privato, al centro di Londra). Ecco vi assicuro che ho soggiornato in hotel che erano più brutti di quella camera. La modesta sistemazione è composta da stanza per lei (con letto, una grande finestra, armadio con dentro brandina per ospite, mensole e tv bella grande), un mini corridoio, un salottino con un’altra tv e cesto di frutta fresca e – suppongo – bagno.

 Si parte con l’induzione, nel frattempo lui filma, chiacchiera e arriva un vassoio col the. Lei intanto si guarda allo specchio del telefono e si sistema; cosa sistemi non si sa visto che è perfetta dal trucco alla piega, nella sua camicia da ospedale rosa a pois.

Passa un po’ di tempo e arrivano le contrazioni. Lei cammina, fa qualche leggerissima smorfia ma nel frattempo ride, fa battute e accenna anche a qualche esercizio di workout della sua personal trainer.  Nel frattempo le contrazioni aumentano, ad esempio se penso a me a 4 cm stavo già vedendo la morte in faccia – per dire – e dalla mia espressione si poteva senz’atro evincere quanto mi sentissi in forma. Ancora pensando a me, avrei senza dubbio tollerato con piacere marito fare battute, filmare e parlare della pesca d’altura, sempre per dire. Lei invece, stoica, sembra non far caso al continuo bla bla del compagno e si limita a fare i suoi respiri in tutta tranquillità.

Arriva poi il momento dell’epidurale. Ok, io non l’ho fatta quindi non so come sia, ad ogni modo ecco che sul volto di Anna – sdraiata a letto con monitor – vedo finalmente comparire un’espressione di dolore. Ma non dolore tipo me che urlavo come un bonobo nella giungla, bensì un dolore composto, misto tra ‘tengo botta’ e ‘tanto mi tocca’, fatto di silenzio e strusciamento di piedi. Per la prima volta mi sembra di interpretare il suo sguardo mentre fissa un punto nell’orizzonte e il marito davanti a lei continua a muoversi, riprendere e parlare senza sosta di sticazziemazzi; ho perfino visto un lampo della serie: ‘Stai mica zittito un minuto brutto demente’ ma forse è solo una mia impressione.

Ecco che infine è ora di spingere. Voi come avete spinto? Io posso fieramente dire di aver urlato all’ostetrica: ‘toglietemelo cazzo’, roba che Audrey Hepburn si è rivoltata nella tomba. Ero paonazza, sudata, nuda.

Lei? Spinte concentrate e silenziose, occhi chiusi mentre si contrae, occhi aperti e deliziose labbra arricciate mentre respira tra una spinta e l’altra. Trucco perfetto ca va san dire! Alessia nasce e tutto il web può vederla fare il suo primo respiro in questo mondo. Di nuovo mi chiedo come si possa voler condividere con chiunque un momento così privato, ma di nuovo non voglio giudicare e mi faccio i fatti i miei.

Anna Saccone Epi

pic via annasaccone.com

Le uniche conclusioni sono:

– se avrò mai un altro figlio voglio l’epidurale

– ditemi che brand ha usato per la base perché lo voglio

– più cesti di frutta fresca in sala travaglio per tutte

ps. se dopo il mio post avete deciso di voler partorire in un ospedale privato a Londra, ecco qui il posto.