La verità sotto al costume

Body shaming e post parto. Non dobbiamo vergognarci dei segni che la gravidanza lascia sul nostro corpo

Vi capita mai in spiaggia di guardare una persona immaginando cose su di lei? A me molto spesso.

Al mare ci spogliamo dei vestiti e questo, ci piaccia o meno, ci rende vulnerabili perché la maggior parte di noi si identifica col modo di vestire o magari con un make up (o più spesso con entrambi); io per prima mi esprimo moltissimo tramite uno stile personale e ho sempre trovato la moda un gioco divertente, simile all’arte in un certo senso.

Così, mentre dal punto di vista intellettuale ho sempre avuto una buona fiducia in me stessa, da quello fisico sono decisamente più vulnerabile, complici le brutte esperienze dell’adolescenza sulle quali ho dovuto lavorare molto per poterle etichettare per quello che erano: stupiderie da sbarbatelli.

Capita però che in certi momenti quel ‘sei grassa’ o quello sguardo di schernimento facciano capolino, nonostante io sia una donna che ha imparato che la bellezza è qualcosa di effimero, soggettivo e decisamente non duraturo. Con questo ben venga il prendersi cura di se stesse ma come mi disse una conoscente chirurgo estetico: ‘La vera bellezza è fino ai 20, poi parliamo di mantenimento’. E il corpo di una mamma lo sa bene che per amore (da dare e da ricevere) si può sacrificare e mettere alla prova quel corpo, che poi nonostante i segni che riporta viene visto sotto una luce nuova: una macchina capace di cose straordinarie.

Per questo in tante con la maternità acquisiscono sicurezza in tutti i campi e penso sia un’esperienza che se accolta nel modo giusto possa aiutarci a portare alla luce quelle che siamo veramente, sotto ai complessi inutili e alle paure.

Però (c’è sempre un però!) capita poi che dopo due sole gravidanze ti trovi a fare i conti con una parte del corpo con la quale mai sei andata d’accordo, e che ora ti pone di fronte a una nuova sfida. Ebbene sì, sono una di quelle fortunate a cui le gravidanze hanno portato diastasi addominale: condizione che in molte donne ignorano (e magari ce l’hanno) perché se ne parla poco; si tratta in sostanza della separazione dei retti addominali che rimane tale anche quando l’utero torna di dimensioni normali. Lo chiamo affettuosamente ‘il buco’ e in effetti è proprio un buco nel quale si può infilare un pugno. Ci sono vari gradi di gravità a seconda dei cm di separazione e della lunghezza in verticale, nel mio caso non so ancora a quanto io sia arrivata dopo la nascita di Leonardo ma sicuramente 5 cm ci sono tutti.

Mi ritrovo quindi con un’ernia ombelicale (già da dopo Matteo) e la pelle attorno all’ombelico che cade letteralmente in dentro non essendoci sotto nulla a sostenerla, oltre a un rigolo di smagliature che la rendono flaccida come quella di una novantenne e un ombelico che non si può nemmeno chiamare tale. C’è di peggio eh, ma c’è anche di meglio credetemi. A 33 anni non vorresti mai non poterti mettere un bikini.

Il paradosso è che ho ripreso il peso pre-gravidanza in un battibaleno e anzi peso meno di prima. Se mi fossi vista così dopo la prima gravidanza sarei andata nel panico lo ammetto, ora invece dopo lo scoraggiamento (consistente) iniziale mi sembra quasi una cicatrice di guerra.

Mi opererò e l’addome tornerà ad avere un aspetto gradevole, perciò non ho scritto questo post per buttarla sul tragico, bensì perché in un periodo nel quale si parla di body shaming mi è sembrato doveroso contribuire a diffondere la vera informazione sul corpo post parto che ancora oggi, nonostante tutti i veli che sono caduti relativamente alla maternità, porta come riferimento le vip o influencer di turno che si mostrano due settimane dopo il parto con un corpo praticamente intonso, come non avessero mai partorito.

Con questo non fraintendetemi, ci sono anche quelle fortunate alle quali rimangono segni invisibili (quantomeno al primo giro) ma non dovrebbe essere ‘la norma’. Rimango poi convinta che quelle foto che ritraggono donne fiere del proprio corpo perfetto appena dopo il parto, siano coperte da filtri e ritocchi e mi dà profondamente fastidio siano accompagnate da finte caption che invitano all’autoaccettazione e alla celebrazione della propria vera bellezza.

Perciò quando sotto alcune recenti foto mi sono vista scrivere ‘Ma sei già magrissima!’ ‘Sei in splendida forma!’ mi sono sentita un po’ in colpa, perché la realtà sotto i vestiti è diversa e mi sono chiesta se fosse giusto per me dovermene in fondo vergognare.

Poi sono capitata su Instagram sotto un account meraviglioso che si chiama ‘post partum’ e lì sì ho visto la vera battaglia delle donne per celebrare i propri corpi guerrieri. E allora anche io lascio il mio piccolo contributo, la pancia che nelle prime settimane mi ha fatto tanto sentire a disagio perfino con mio marito, e che invece inaspettatamente mi ha fatto sentire fiera sulla spiaggia anche se coperta da un costume intero. L’estate prossima o quella dopo metterò un bikini spero, ora però guardo quella pelle molle e la ringrazio per aver ospitato due bambini, i miei bambini.