POPPI E LA NOTTE DI HALLOWEEN

di Manuela morara (che poi sarei io)

– Racconto per bambini che era parte del freebie ideato per Halloween insieme a Silvia’s Baking e Big Mama) –

Nel Paese dei mostri tutti dovevano andare a scuola.

Però, non imparavano a scrivere né a leggere né a fare i disegni. C’era solo una cosa molto importante che dovevano imparare: fare paura ai bambini!

Un giorno si allenavano a comparire all’improvviso dalla porta dell’armadio, un altro giorno urlavano fortissimo dei lunghi ‘UUUU’, un altro giorno ancora, dovevano sbucare da dietro al divano e dire ‘BU!’ con tutto il fiato che avevano.

E poi smorfie, linguacce, pernacchie: tutte le facce più paurose che gli venivano in mente.

I mostri passavano il tempo a spaventare i bambini e a farli scappare a gambe levate. Tutti, tranne uno.

Poppi, al contrario degli altri, voleva far ridere i bambini.

Non gli interessava fare ‘BU!’. Lui voleva saltare come un canguro, rotolarsi come una palla, suonare le trombette, lanciare i coriandoli. Inciampare per finta solo per vedere qualcuno ridere come un matto.

E poi, conosceva tutte le facce più buffe che ci sono e anche le parole più strane, come ‘puzzettoso’ o ‘perbaccolino’.

Gli altri mostri lo prendevano in giro: “Ma che mostro sei???” gli chiedevano, “Noi dobbiamo fare paura, non ridere! Tu ci fai vergognare se fai così!”

Il giorno di Halloween, il Grande Maestro Mostruoso disse a Poppi: “Adesso basta scherzare Poppi. Oggi è il giorno delle zucche spaventose e dei fantasmi. Devi andare a una festa e spaventare tutti i bambini!”

“Ma io non voglio!” piagnucolò Poppi.

“Lo devi fare. Sei un mostro e i mostri devono fare paura.”

Poppi era triste e arrabbiato, ma decise di ubbidire al Grande Maestro Mostruoso, perché non voleva più essere preso in giro da tutti.

Autore Manuela Morara

Aspettò che il sole andasse a dormire e fuori fosse buio.

A casa di Teo quella sera c’era una bella festa: lui e i suoi compagni di classe si erano mascherati da fantasmini, zucche, scheletri, streghe e ragni; e stavano mangiando biscotti a forma di pipistrello, mentre giocavano nel salotto.

Poppi si mise dietro al divano. Fece un grande respiro… si fece coraggio… E uno… due… tre… “BUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!”

Saltò fuori dal divano urlando e muovendo le sue 6 zampe in tutte le direzioni.

I bambini gridarono terrorizzati! 

Uno andò a nascondersi sotto il tappeto, un altro scoppiò a piangere come una fontana e un terzo corse a chiamare la mamma.

Big Mama Ilustration, storia di Halloween per bambini

Poppi si rattristò nel vedere tutti i bambini pieni di lacrime e paura.

Decise allora di fare una cosa molto strana per un mostro: iniziò a ridere, e ridere, e ridere come un matto!

Teo e i suoi amici, vedendolo ridere così, smisero di piangere e si fermarono immobili a osservarlo.

Allora Poppi fece per mettersi in piedi ma… inciampò in una pallina che era per terra. E quando provò a tirarsi su, inciampò di nuovo, ancora e ancora. E ogni volta diceva qualcosa di buffo come ‘Acciderboli!’ o ‘Mannaggia il sederino del maialino!’.

Non contento, sì rovesciò addosso un bicchiere di succo di frutta e finse di farsi la doccia usando il gatto come shampoo.

Uno ad uno, i bambini non solo smisero di tremare, ma iniziarono a sorridere, e poi a ridere, e poi a ridere a crepapelle.

Ridevano così tanto che tornarono le lacrime, ma quelle di quando ci si diverte un mondo!

Nel Paese dei mostri iniziò a spargersi la voce che Poppi non stava facendo affatto paura, ma era impegnato a divertire tutti i bambini della festa.

Allora alcuni mostri dissero che non era possibile e che non andava per niente bene, mentre altri – più curiosi – andarono alla festa di Teo e si nascosero chi dietro al televisore, chi dietro alle tende, chi sotto al tavolo: spiavano quello che succedeva, vedendo i bambini felici e Poppi che sembrava felice più di loro.

La festa finì e Poppi fu invitato a restare per un super pigiama party! Un bambino gli prestò il sacco a pelo e un altro il pigiama (ma solo i pantaloni, perché le sei braccia non ci stavano). Il mostriciattolo si mise a raccontare una storia un po’ paurosa ma anche divertente, finché si addormentarono tutti.

Racconto di Halloween per bambini

Prima che sorgesse il sole, Poppi tornò a casa.

Una volta arrivato, trovò gli altri mostri radunati che lo aspettavano.

 C’era un gran vociare: alcuni gli dicevano che aveva fatto una cosa terribile, altri parevano molto arrabbiati, ma c’era anche chi gli diceva che alla fine aveva fatto bene, perché ora sembrava davvero un mostro felice.

Da quella volta, il giorno di Halloween, si possono trovare mostri che ne fanno di tutti i colori.

C’è chi se ne va in giro a dipingere sui pavimenti dei parchi giochi, chi si nasconde sui tetti a suonare sotto alle stelle, chi legge ai bambini le storie sotto alle coperte con la torcia, e chi – come Poppi – appare alle feste per fare gli spettacoli più divertenti del mondo!

Ci sono ancora mostri che se ne vanno in giro a spaventare tutti quanti… ma un giorno o l’altro troveranno anche loro qualcosa che gli piace fare PER DAVVERO 😉

Accettazione, frustrazione, corpo da spiaggia.

Cos’è – vorrei sapere – cos’è che mi porta ogni maledetta estate ad attraversare quella settimana buia, nella quale mi vedo tutti i difetti del mondo?

Succede ogni anno:

Funziona tutto piuttosto bene, mi vedo piuttosto bene.

Poi arriva il caldo e ci si scopre un po’ alla volta.

Finché non arriva il giorno in cui lancio metà dei vestiti sul letto e sbraito (più a me stessa che ad altri) che tanto non mi sta bene niente.

Eppure è il mio guardaroba, proprio quello che ho scelto io e che mi fa compagnia con affetto 365 giorni all’anno.

Sono bianca sì, e non sopporto il caldo.

Mi abbronzo se sto immersa in acqua o se c’è quella bella arietta che non ti fa sudare come un pollo sullo spiedo. Non sono mai stata come quelle (beate loro) che se ne stanno in pausa pranzo sul terrazzino a prendersi il sole con 30 gradi.

E quelle braccia da nuotatrice? Sempre avute.

Ci siamo odiate in adolescenza, poi abbiamo imparato a convivere, sghignazzando per ogni volta che mi hanno chiesto se faccio nuoto (solo rana, in verità, e pure malino).

La pancia… Beh quella è una lunga storia.

Quando ero adolescente c’era Shakira, che tu che mi leggi probabilmente hai ben presente, e c’era Britney Spears, prima che decidesse di rasarsi a zero e abbandonare la ragazzina provocatrice per quella ubriaca che si fa arrestare.

Non so se ti è mai capitato ma succede molto spesso: passiamo anni ad affliggerci per un qualche difetto fisico e poi il tempo passa, e riguardando quelle foto di 10 anni prima, ci diamo delle stupide, perché in verità eravamo belle e ci sottovalutavamo.

Quella pancia che mi è sempre stata profondamente antipatica, perché io sognavo la tavola da surf e invece era leggermente pronunciata e ‘femminile’, a rivederla adesso mi sembra bellissima.

La pancia attuale, con una diastasi di 6 cm e l’ombelico che piange, quella sì che è brutta. E lo dico con tutto il rispetto per chi è messa molto peggio (ho visto diastasi che ti fanno sembrare sempre incinta e ernie grandi come palle da golf) o per chi ha problemi ben più seri: con rispetto, dico che per me è brutta, inutile indorare la pillola.

Passo la giornata a pensarci? No.

Mi impedisce di trovarmi piacevole in molte situazioni? No.

Ma non mi fa mai sentire 100% a mio agio, come se non mi appartenesse, dato che sono una persona dinamica e piuttosto sportiva.

Se ne sta lì con aria afflitta, come se fosse la pancia di una che sta sempre sul divano a mangiare patatine.

Ho fatto un consulto con il chirurgo, perché sto valutando l’operazione nel 2021, e ammetto di essere terrorizzata (mai operata in vita mia); ma il pensiero di tornare a piacermi, pur con un po’ di smagliature, con la faccia spesso stanca, con qualche capillare in vista, con le braccia da nuotatrice, con la pelle chiara, ecco quel pensiero è qualcosa a cui mi attacco con gioia.

Maturità per me non è rinunciare a sentirci belle nei nostri panni perché in fondo ci sono cose più importanti… Maturità è essere consapevoli che quell’ideale di bellezza promosso con ossessione sui media e in molti social non esiste. 

E che scegliere di fare figli ha ripercussioni sul corpo, fosse anche una piccola smagliatura.

E che il corpo comunque invecchia, è la vita.

Maturità è rispettare se stesse senza ossessioni, consapevoli che possiamo e dobbiamo prenderci cura di noi nel modo che riteniamo migliore e non solo per l’estetica, ma soprattutto per il benessere totale. 

Mens sana in corpore sano, mica per niente.

Non c’è una morale in questo post o una soluzione definitiva.

C’è solo la voglia di condividere senza vergogna certi pensieri, senza per questo sentirmi superficiale.

Che anche quest’anno mi ritrovo un corpo da spiaggia… Perché il corpo c’è, e la spiaggia pure.