Diventare grandi in fattoria

Per le strade di Parigi, in un paese di montagna, in una casa affacciata sul mare, in mezzo ai campi di lavanda… Mi sono chiesta tante volte come sarebbe ‘vivere in…’.

Negli anni, non sono mai riuscita a decidere definitivamente che contesto avrei preferito, forse perché dipende dalle fasi della vita e dalle priorità del momento.

Negli ultimi tempi ho iniziato sempre di più a sognare il verde e sicuramente il lock-down ha dato la botta definitiva al mio animo urbano.

Non a caso, su Instagram mi sono messa a seguire diverse mamme che vivono in bellissimi contesti in mezzo al verde, tra cui Debora.

Ma ho fatto di più: sono andata a trovarla in mezzo alle sue montagne, vicino al paesino di Sant’Agata Feltria, nell’agriturismo di famiglia “La Sequoia” e le ho fatto qualche domanda…

Lascia che chi ti legge possa immaginare il posto dove vivi e descrivilo

Casa mia è “attaccata” a una montagna, e si affaccia da un lato sulla Rocca del paese e dall’altro su un campo verde, dove si sentono solo i campanelli che le pecore tengono al collo per tener lontani gli animali. Appena scendi dalla macchina, l’odore che senti è quello della campagna… quando è freddo sa di funghi e con il sole sa di fiori profumati. 

Le prime persone che incontri sono la più giovane e la più anziana del paese, 3 e 80 anni, che qualche marachella quando sono insieme la combinano sempre. E poi c’è silenzio, quello che molti non si immaginano nemmeno!

crescere in fattoria

Raccontami la giornata tipo tua e di tua figlia 

Io e mia figlia abbiamo una routine magica: Nei giorni in cui lavoro – almeno fino a prima del Covid-19 – lei era sempre con me, anche durante il servizio, tant’è che molte volte mangiava persino al tavolo con gli ospiti! 

Nei giorni i cui l’Agriturismo è chiuso invece il mattino è lentissimo. Sveglia tardi, colazione, lavori di casa e subito fuori, a correre, a controllare i vitelli, la pony, col sole o se ha appena piovuto – tuta impermeabile, stivali di gomma e si va! Dopo pranzo c’è il riposino e non appena le giornate si allungano, torniamo fuori fino all’ultimo minuto di luce, perché la sera gli animali tornano nelle stalle per mangiare, e le mucche da latte sono da mungere. 

Poi cena, un film o qualche gioco e la nanna. E si ricomincia con la magia!

Come pensi che questo contesto avrà influenza sul suo modo di crescere? 

Penso che crescere in questo contesto le insegnerà il rispetto per ciò che la circonda. Saprà dare valore alle piccole cose e capirà cosa sono il sacrificio, la fatica e il sudore. Inoltre, il contatto così ravvicinato con gli animali credo la aiuterà ad avere una sensibilità maggiore nel rapporto con tutti gli esseri viventi.

Quali sono i valori principali che intendi trasmetterle?

Il rispetto e l’altruismo verso ciò che ci circonda, la semplicità di mostrarsi per ciò che si è e l’onestà.

Pensi che la qualità della vita sia migliore in campagna? 

Penso che la qualità della vita sia migliore dal punto di vista fisico perché ci sono sicuramente delle condizioni ambientali nettamente superiori rispetto alla città, se per di più ci si può auto produrre il cibo, non c’è storia. Ma non credo lo sia sempre a livello mentale: è positivo e sicuramente terapeutico per chi ama questo tipo di vita, ma può essere destabilizzante per chi è nato per vivere in mezzo al caos della città. 

Cosa consigli a chi vorrebbe trasferirsi ma ha paura di non essere in grado di adattarsi a un cambiamento radicale? 

Va seguito il cuore. Bisogna trovare innanzitutto un posto dove si sente di voler mettere le proprie radici. Serve proprio quel luogo da chiamare “casa”. È una scelta che costa sacrifici, e deve essere ponderata. Ma se si desidera realmente ne vale la pena!

Se vuoi conoscere meglio questo posto incantato, clicca qui.

E tu? Qual è il tuo luogo ideale in questo momento?

agriturismo la Sequoia

Amiche, ai tempi dei bambini

C’erano una volta le amiche.

Quelle con cui parlavi per ore al telefono – rigorosamente fisso – e ti incavolavi se non ti raccontavano tuttomapropriotutto.

Quelle che avevi sempre voglia di vedere, a ogni ora del giorno.

Le stesse con cui avevi sempre un argomento, e al massimo, se non parlavi era perché stavate ridendo come matte.

Poi è arrivato il lavoro, ed ecco che i tempi si sono dimezzati.

Vi accordavate per fugaci ma spassosissime pause pranzo, lunghi aperitivi dopo l’ufficio e serate più contenute, ma sempre possibili, tra il venerdì e il sabato sera. Anzi, forse serate ancora più apprezzate, proprio perché davano modo di staccare del tutto la testa dai problemi.

Poi sono arrivati i mariti, o i compagni in generale.

E allora magari si cercava di prediligere le uscite tra coppie, perché si sa che agli inizi ti dispiace passare le serate separati… E comunque è carino tra coppie dai. Ci si capisce, c’è feeling. E anche quelli della compagnia che erano single restavano sempre quell’elemento naif che ti ricordava che si può avere un’ottima vita sessuale anche senza un partner fisso.

Poi niente, sono arrivati i bambini.

C’è qualcosa in grado di minare le amicizie più dei bambini? Forse solo se ti arruoli nella Legione Straniera.

Tanto per cominciare, per le tue amiche non mamme, già è dura sopportarti: non puoi mai, e quando puoi hai il tempo contato, e quando non è contato va a finire che parli dei mocciosi, e quando non parli dei mocciosi – dopo una certa – la palpebra inizia a calare pericolosamente.

Ok allora esci con le amiche mamme, no problem.

Trovala – dico – trovala una serata in cui potete entrambe, se ci riesci.

Ok ok, vediamoci nel tardo pomeriggio al parchetto che i bambini giocano e noi ci adattiamo dai, e ci ritagliamo quel paio d’ore prima di cena.

Perfetto: arriviamo al parchetto cariche come dei profughi durante la traversata del deserto del Gobi. 

Passeggini, tricicli, biciclette, zaini, borracce, cappellini, antizanzare (anche a gennaio che non si sa mai), merendina, giochi vari, immancabili bolle.

Bene. 

Troviamo una panchina, appoggiamo tutto e liberiamo le best creature a razzolare libere sull’erba.

Guardi la tua amica, lei guarda te: ma quand’è che siamo invecchiate così?

No non siamo vecchie, siamo solo stanche. Morte. 

Perché tiriamo come come dei conigli sotto ectasy ma appena appoggiamo il sedere sulla panchina, c’è immediato il calo dell’adrenalina e per un attimo ci scordiamo anche chi siamo.

Ok – amica mia – facciamolo finalmente sto discorso!

Raccontami TUTTO!

Il lavoro, la vita di coppia, le avventure con i bambini, cosa hai letto, che viaggi stai programmando e anche di quel bellissimo zainetto fatto a mano che hai trovato in quello shop on line.

Finalmente ci vediamo!

“Mammaaaaa! Ho sete”.

Ok tieni amore… Mi dicevi?

“Ueeeeee”

Ok aspetta che vado a vedere se si è fatto male.

Bene respira ancora, dimmi pure.

“Posso salire a testa in giù sulla molla?”

“Hai visto cosa mi ha fatto?”

[Bambino che prende e corre via, sparendo dietro una curva]

Ok l’ho ripreso. Dicevi?

“Nooo stai fermo lì! Non si va nel fosso! Lascia stare quel cane!”

Ok ok, cosa ti stavo dicendo?

Sì, quel nuovo progetto che volev

“Mamma guarda una coccinella!”

“Tieni mamma un fiore”

“Posso prendere il cane?”

“Ho fame”

Ecco no infatti quel progetto. Sì sì bello brava. 

Io invece sono andata…

“Vado a fare la pipì”

“Quel bambino non mi lascia stare!”

Dopo due ore, forse, abbiamo scambiato 15 minuti di chiacchiere. E quando ho azzardato a dire 30 parole di fila, qualcuno dei miei figli ha sicuramente fatto qualcosa che non andava bene o rischiato la vita in qualche modo.

Niente, torniamo a casa stanche e senza essere riuscite a raccontarci nulla sotto il livello di superficie.

Prossima volta, magari, usciamo da sole. Un giorno… settimana prossima? Non riesco… Quella dopo? Ah sei via.

Dai vabbè, ci sentiamo presto eh?

uscire con le amiche insieme ai bambini