La vita post parto, come si fa?

Prima di avere figli sai che il mondo si divide in due categorie: mamme che lavorano e mamme che non lavorano. Come un bianco e un nero, immagini che ognuna abbia semplicemente fatto la sua scelta su come continuare la propria vita dopo aver partorito.

Quando entri anche tu a far parte del club capisci subito un fatto lampante: MAMMA=SENSO DI COLPA. Sembra che questo simpaticone – insieme alle sue varie forme e declinazioni – sia bravissimo ad affiancarsi a te e accompagnarti nella maggior parte delle tue scelte. Ogni importante (o a volte anche banale) decisione che riguarda tuo figlio ha un vago retrogusto di senso di colpa. Prendi me:

lo vaccino (speriamo non gli succeda nulla sennò non posso neanche pensarci)

seguo lo svezzamento tradizionale (speriamo di fare bene, magari poi fatica a passare ai solidi… Oddio e se mi diventa uno di quelli che mangia tre alimenti in croce anche a 20 anni?)

se non lo mangia non gli do altro, prima o poi la fame avrà la meglio (e se è troppo debole perchè non ha mangiato?)

non lo vuole, gli do il latte coi biscotti che almeno mangia qualcosa (oddio avrà delle carenze nutrizionali)

gli ho dato una sculacciata, mi aveva portato al limite! (che madre di merda)

l’ho assecondato e tutto è filato liscio (di questo passo diventerà di quelli che a 5 anni batte i piedi per avere quello che vuole e mi tratta come se fossi la sua filippina)

lo abituo all’indipendenza, un bambino indipendente è un bambino che ha una base sicura (lo coccolo abbastanza? in fondo è un bambino)

lo coccolo a sangue (troppo mammone?)

gli compro un altro gioco, è uno stimolo in più (ma quanti giochi ha???)

basta giochi (non lo aiuto a sviluppare le sue capacità forse…)

Ecco così, potrei continuare all’infinito e considerate che io di natura non sono nè una mamma chioccia nè una eccessivamente indecisa o paranoica. Ma c’è quella vocina a cui piace insinuare il dubbio, perchè il mestiere di madre non te lo insegna nessuno. Sarà che sono reduce da un passato di studi di psicologia ma so quanti danni piò o meno gravi possa fare un genitore anche con le migliori intenzioni del mondo.

Se queste quindi sono le basi, ci si può figurare cosa comporti la decisione di tornare o meno al lavoro. A mio parere tanti problemi potrebbero risolversi se vivessimo in un Paese che agevoli le mamme che lavorano invece di creare ogni possibile difficoltà. Certo con questa affermazione so di generalizzare e sicuramente tra voi alcune non la penseranno così ma lasciatemelo dire: fare la mamma a tempo pieno è molto stancante e a tutte capita di voler avere anche una propria dimensione nella quale pensare a se stesse e basta; perciò per molte un part time sarebbe un ottimo compromesso tra il portare soldi a casa, soddisfare le proprie ambizioni, staccare la spina e l’essere comunque presente come educatrice e come dispensatrice di coccole. Come dissi tempo fa su Ig, mi sono spesso lamentata della mia situazione lavorativa perchè dopo un contratto a progetto dopo l’altro, mi sono ritrovata, thanks to the crisi, ad essere a spasso proprio quando sono andata a convivere. Fortunatamente il mio fidanzato (che ora è mio marito) lavorava e io ho una famiglia alle spalle che avrebbe tranquillamente potuto darmi una mano. Però la frustrazione di non trovare nemmeno da fare un colloquio e il senso di aver sprecato anni di studio non sono stati pensieri felici. Ancora oggi non ho un lavoro fisso però c’è un MA: mi sono resa conto che anche se non stiamo parlando di un vero part time, ho comunque l’onore di poter stare vicino a Matteo e l’enorme (per me) fortuna di non dover uscire la mattina alle 8 e rientrare alle 18 (perchè poi oltre alle effettive ore lavorative ci sono da considerare gli spostamenti). Lo bacio alla mattina, sono con lui diverse ore tutti i giorni e anche se a volte mi sento spossata o frustrata, non potrei essere più felice perchè sono anni preziosi e speciali che nessuno ci ridarà indietro.

Questo per dire che adesso so che il mondo non si divide semplicemente tra madri che lavorano e madri che non lavorano: si divide tra scelte fatte spesso per necessità, tra sensi di colpa, tra trovare un equilibrio che sia buono per tutti, tra egoismi e altruismi, tra bisogni e desideri. Non c’è un bianco nè un nero: la maternità stessa è un mare di colori alcuni bellissimi altri che fanno paura. Da parte mia, cerco come sempre di prendere il meglio e di positivo c’è ora come ora che quando lavoro me lo godo come fosse un hobby perchè ‘grazie’ alla crisi lavoro per piacere avendo dovuto creare da sola le mie occasioni ( e più avanti condividerò con voi diversi bei progetti in corso d’opera).

Mi piacerebbe ascoltarvi e sapere come la vivete voi, senza ipocrisie che qui non c’è spazio per la mamma stereotipo ma solo per la donna vera, che è anche madre insieme a un milione di altre cose.

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Un bacio!

Nuova location per Undici F :)

Ve ne ho già parlato tante volte e ancora una volta voglio portarvi a fare un giro virtuale in uno dei miei negozi preferiti di Bologna, Undici F. E’ in una via decisamente decentrata e se da una parte può essere uno svantaggio, dall’altra posso andarci ogni volta che voglio con l’auto senza problemi di trasporto passeggino.

Da poco Fabrizia si è trasferita qualche porta più in là, in uno spazio un po’ più grande e luminoso, così tutto si vede meglio ed è ancora più facile cadere in tentazione 😛

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Il portavaso con la corona mi fa impazzire, se solo avessi un balcone!

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Adesso che le Yankee sono nell’espositore sono ancora più attraenti e infatti ho DOVUTO prenderne un paio della nuova collezione

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 Amelie ama prendere il sole XD

Lake sunset perchè basta chiudere gli occhi ed è estate, c’è il vento che muove l’erba alta e il sole che scendendo si riflette su uno specchio d’acqua…

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E Shea Butter, ovvero ‘burro karatè’, un profumo delicato, avvolgente e ‘pulito’, decisamente il mio genere!

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Ho in programma di registrare a brevissimo un nuovo video, purtroppo non sono stata molto in forma e non avevo decisamente voglia di mettermi davanti alla ‘telecamera’. Vi auguro una buona giornata!