IMPARARE L’INGLESE DA PICCOLI

INSEGNARE AI BAMBINI PICCOLI A PARLARE INGLESE È POSSIBILE, DIVERTENTE E ALLA PORTATA DI TUTTI.

Chi mi conosce lo sa: quando fiuto un bel progetto firmato da qualche donna in gamba, lo condivido molto volentieri! E quando Laura mi ha parlato di Tongy – la nuovissima app per aiutare i bambini a imparare una seconda lingua – ho subito pensato di parlarne alle altre mamme (che poi sareste voi).

TONGY imparare inglese bambini

Ciao Laura, inizio subito con una domanda scottante: dimmi 3 motivi per cui pensi sia importante imparare una seconda lingua fin da piccolissimi

Ciao Manuela! Ce ne sarebbero tantissimi, ma va bene iniziare con i tre che ritengo essere i più importanti.

Un elemento fondamentale è senza dubbio l’apertura mentale: imparare una lingua significa imparare a parlarla – è vero – ma è anche conoscere una nuova cultura, un nuovo luogo.

Il secondo motivo è legato all’età e allo sviluppo del cervello: da piccoli si ha l’immensa potenzialità di apprendere come piccole spugne, senza fatica e in maniera automatica. Basti pensare a quanto è più faticoso imparare una nuova lingua in età adulta in termini di tempo, fatica, soldi. Ecco, iniziando quando il bimbo è ancora piccolo, a 7/8 anni potenzialmente potrebbe avere la competenza di un adulto medio (e se il percorso di apprendimento è fatto bene, anche migliore di un adulto!).

Terzo motivo: sentirsi a proprio agio. Vivere una lingua nel quotidiano, ascoltare canzoni, cartoni, giocare, conoscere amici che parlano inglese, abitua a vedere la lingua non come un qualcosa di “lontano” ma di normale. Quante volte vi siete sentiti a disagio o bloccati prima di dover parlare inglese, o comunque vi ci è voluto un po’ per abituarvi? Ancora una volta, questo potrebbe essere evitato ai bimbi perché crescerebbero vivendo una seconda o terza lingua come se fosse la loro normalità! Non è fantastico?

Raccontami com’è nato il progetto e qual è stato il percorso che ha portato all’app

Tongy nasce dalla mia esperienza personale come ragazza bilingue, con la volontà di fare questo regalo a tanti altri bambini, sfruttando il ruolo fondamentale che i genitori svolgono nella vita dei propri figli.

Con questa consapevolezza, ho cercato soluzioni che permettessero ai bimbi di apprendere una seconda lingua fin da piccoli e allo stesso tempo creare momenti divertenti direttamente in famiglia. Il risultato? Una piattaforma che dà ai genitori gli strumenti per portare la lingua nella quotidianità, supportandoli nel percorso. Ci sono attività pratiche (= giochi) e momenti dedicati all’inglese, inseriti nelle normali routine, come quella della nanna.

Ovviamente ci sono voluti molto tempo e lavoro – e più di un anno di test – prima di uscire con la prima versione. Faticoso? Tantissimo, ma fiera di aver creato con il mio team qualcosa di unico e di poter aiutare tantissime famiglie. 

bilinguismo bambini

In quanti lavorate dietro a Tongy?

Sono partita da sola con questo grande sogno/obiettivo e trovare qualcuno che credesse in qualcosa che era ancora nella mia testa non è stato semplice. Molte persone infatti hanno abbandonato – bisogna davvero farsi il mazzo! Ma grazie a chi non l’ha fatto e ha creduto davvero in Tongy, ora abbiamo i primi, importanti risultati. Siamo in cinque: io, Roberta Stefan (esperta di bilinguismo), Giovanni Candigliota (designer) e due developers, Lorenzo De Francesco e Gloria Giannascoli. Questo è solo l’inizio, a breve ci amplieremo!

Puoi spiegarmi come funziona e per chi è pensata?

Certo! Entrando nell’app ci sono delle sezioni a tema con vari contenuti fatti di spiegazioni tramite audio, video o testo. Le categorie sono tre: una dedicata al gioco; una dedicata al genitore, che comprende anche tutto il lato motivazionale e di supporto di vocaboli (ad esempio relativo alle routine); una dedicata alle risorse extra: tips, consigli sui libri e altre novità. Inoltre ci sono degli incontri mensili dove i genitori possono confrontarsi con esperti di settore, fare domande e conoscersi. 

Tutto questo è dedicato ai genitori che vogliono fare il regalo di insegnare la lingua inglese ai propri bambini, ma hanno diverse sfide da affrontare. Per questo un percorso con noi è perfetto: diamo supporto, facciamo risparmiare tempo e creiamo una rete di super-parents!

Serve che il genitore abbia buone competenze con la lingua che intende insegnare?

Qui viene il bello: no!

Abbiamo voluto fare qualcosa di davvero nuovo. Perché i piccoli imparino una seconda lingua, diamo l’opportunità di inserirla nel quotidiano pur non sapendola perfettamente. Le persone a volte non ci credono ma noi diamo i mezzi per farlo: frasi, vocaboli, audio madrelingua, consigli di libri e canzoni, così da passare tempo di valore insieme. Genitori e bambini hanno in questo modo la possibilità di condividere il percorso dell’apprendimento.

Le doti fondamentali sono la passione e la costanza: si fa un regalo che dura una vita. Tante famiglie ci fanno domande in merito, per questo teniamo spesso eventi live e facciamo informazione sui social, per far capire ai genitori che possono farlo.

Il Gruffalò in inglese

Bisogna investire molto tempo?

Questo dipende molto dall’obiettivo che ci si pone. C’è chi vuole solo dare un’infarinatura, chi vuole che il bimbo abbia una buona competenza e chi vuole che sappia l’inglese a livello madrelingua. Per ogni obiettivo ci sono degli accorgimenti di cui tenere conto ma in generale l’elemento fondamentale è la costanza: iniziare anche da 10 minuti al giorno, ma ogni giorno!

Poi come naturale conseguenza il tempo aumenterà. Per questo puntiamo molto sulle routine, sulla lettura, sulle canzoni… momenti che si svolgerebbero normalmente in italiano ma trasformati in lingua. Anche solo un viaggio in macchina può diventare un momento d’apprendimento! 

Mi lasci un regalo per le mie (amate) lettrici? 

Certo! Ho preparato per te e per le tue super lettrici una serie di attività dove mamme e figli possono mettersi in gioco. I giochi sono basati sulla famosa storia di The Gruffalo! Sono sicura piacerà.

Grazie per il tempo che hai dedicato a questa iniziativa. Per noi condividere quest’opportunità e stimolare i genitori a sfruttare le loro capacità è fondamentale!

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Da questa pagina potrai accedere alle fantastiche attività che Tongy ha pensato per noi (spoiler: potrete creare la maschera del Gruffalò e cucinare i pancakes ‘viola con le spine’) : http://bit.ly/ThanksManuela

Se ancora non conosci la storia di The Gruffalo, here it is 😉

P.S. Le iscrizioni a Tongy riapiranno domani – martedì 20 aprile

Puoi trovare Tongy su Facebook, Instagram e naturalmente sul suo sito web.

Ridere fa bene, combatti la ‘playfobia’

‘Playfobia’.

Ho letto questa parola qualche tempo fa in un blog e mi ha colpito come un pugno.

Coincidenza, riflettevo proprio in quei giorni sull’aver letto nei social molte madri che per le vacanze di Natale erano riuscite a spedire i figli dai nonni, o a impegnarli  in attività che li tenessero comunque fuori casa molte ore al giorno.

Io stessa mi trovavo in bilico tra il forte desiderio di stare con loro e l’apena di vedere oltraggiati tutti i miei spazi personali e sacrosanti momenti di solitudine.

Palyfobia è la paura del gioco. Perché diciamocelo, quante volte noi mamme abbiamo stretto i denti e giocato a qualcosa, quando avremmo voluto fare tutt’altro?

Abbiamo finto entusiasmo.

Abbiamo finto di ridere.

Guardando di sottecchi l’orologio…

Ma cosa c’è di così difficile nel giocare?

A prescindere dall’attività specifica che può entusiasmarci di più o di meno (ad esempio, amo il Didò e il disegno, ma mi annoio a morte a giocare al ‘ristorante’, uno dei giochi favoriti del ninja ovviamente), penso di parlare a nome di molte di noi se dico che il blocco maggiore viene dalla nostra mente.

Lì, sulla destra, c’è il fardello di tutte le cose che dovremmo fare (preparare la cena, prendere i panni dalla lavatrice, sistemare quella pila di vestiti sulla sedia, aggiustare lo smalto sbeccato, leggere almeno due pagine di quel libro che non riusciamo mai a portare avanti and so on.). Sulla sinistra invece, i pensieri della giornata che faticano a mollarci, come quel disguido sul lavoro o quella cosa che ci siamo dimenticate di comprare in farmacia. Al centro sta la stanchezza, che ci sussurra che avremmo diritto a un po’ di meritato riposto, magari al gesto erotico e trasgressivo di appoggiarci sul divano in santa pace per 10 minuti.

Ecco che allora diventa davvero difficile stare lì con la testa, in quel gioco banale, in quel momento come tanti.

Ma se lasciamo spazio a questa playfobia, non solo perderemo la preziosa occasione di entrare nell’universo dei nostri figli, in un momento di vera sintonia, ma ci precluderemo la preziosa e – ahimè – non così frequente possibilità di vivere un attimo di totale leggerezza.

La notizia è che possiamo ridere. Possiamo e dobbiamo! Perchè ridere fa bene. E non lo dico io eh, lo dice la scienza.

Magari all’inizio sarà una risatina forzata… Ma proviamo a calarci davvero nella parte di questo benedetto gioco.

Corriamo come delle pazze per fare ‘tana’ a nascondino, lanciamo quella macchinina come se dovesse arrivare sulla luna, concentriamoci a lanciare la palla per far cadere i birilli e fingiamo di mangiare quella benedetta zuppa di pollo, uva e cetriolo come se fosse la cosa più buona che abbiamo mai assaggiato.

Ridiamo con i nostri bambini, facciamolo per loro, ma facciamolo anche per noi. Che di risate ne abbiamo bisogno come l’aria, ma spesso ce ne dimentichiamo.

giocare con i bambini
Playfobia. Ridere fa bene

[Soundtrack di questo post è 'We are Golden' di Mika]